lunedì 22 aprile 2013

¡No pasarán!, slogan e uno spunto...


Dopo molto tempo, un post cestinato sul momento della pubblicazione, mille avventure e nessuna, ricomincio a scrivere su questo diarietto virtuale, dopo aver per caso messo gli occhi sulla pagina Wiki di Rafael Sebastián Guillén Vicente, il probabile alias "umano" dell'ideale, e meglio conosciuto, Subcomandante Marcos. 

Un essere umano, degno di essere definito tale, un combattente, un capo che si fa chiamare sub, sotto, al di sotto della volontà popolare, quella suprema, ideale, pura, perfetta, la vera legge. Mi si chiederà, quindi, se sono "comunista"... Volendo però lasciarvi nel dubbio, ed evitando di uscire dal tracciato segnato dal titolo, mi trovavo a ragionare su questi slogan da battaglia, su "¡No pasarán!", appunto, e su tutto quello che ruota intorno al nostro parlare per frasi fatte, per slogan, metafore ed altre figure retoriche a noi care per identificare concetti di comune pensiero. 

Ecco quindi che "non ci sono più le mezze stagioni", mentre "piove, governo ladro", i "grillini" di qua, e via discorrendo, in un vortice da cui non riusciamo più ad uscire, non riusciamo più a scoprire i veri significati delle parole, abbiamo sedimentato i significati fino al punto che scavando come matti non riusciamo più a raccapezzarci delle origini, un po' come abbiamo fatto con noi stessi, accondiscendenti di chiunque potesse pestarci per un pezzetto, un granello, e si sa "gutta cavat lapidem", e se lo dico io col mio cognome, potete ben crederci.

Tutta questa premessa, per ragionare su uno spunto...

Chi saremmo senza il sedimentarsi delle culture, delle parole, dei sentimenti, delle volontà, di ciò che siamo, o vorremmo essere, senza alcun rimorso o pensiero o presunzione, liberi soltanto di sederci a terra aspettando la pioggia?