Mi trovo, dopo qualche mese, a riscrivere di nuovo di lavoro, di questa chimera, pressoché inesistente ma come il mostro mitologico drammaticamente sfaccettata, a cui si affacciano ragazzi (principalmente, ma non esclusivamente) di ogni estrazione sociale, titolo di studio (dalle licenze medie inferiori, ai pluri-laureati), con un minimo comune denominatore: la precarietà.
Ogni volta sono portato a riflettere sulle mie esperienze, a ragionare di quali siano le reali ragioni per cui tutto sta, metaforicamente ma non troppo, andando a puttane. Ho maturato una riflessione, su cosa stia minando il sistema economico, ed ho trovato la ragione in una morale sempre più scadente, aderente a quel principio di spersonalizzazione dell'essere umano, prima che del lavoratore.
Vi racconto un evento vissuto qualche giorno fa in prima persona. Martedì 7 Maggio, l'Università che ho frequentato per 5 anni ha, come di consueto, organizzato il suo Career Day, una specie di evento che si tiene due volte l'anno, in cui le aziende si mettono dietro un bancone modalità Fiera del Gusto, e danno a ragazzi affamati di "esperienze lavorative" (che tali non sono, visto che la legge è chiara quando dice che lo stage NON è un'esperienza lavorativa), che fanno chilometriche file dietro gli stand, indicazioni su "posizioni aperte", che tali non sono per i motivi di cui sopra. Comunque. All'interno di questa fiera sarebbe ragionevole consentire l'ingresso solo a laureandi di specialistica, o laureati, se non altro perché le aziende già fanno fatica a tenere posizioni per gente "così formata" (sono ironico, ovviamente!), figurarsi se esistono posizioni per triennalisti, magari ancora al primo/secondo anno. Capita, quindi, spesso e volentieri, di fare un'ora di fila e mentre sei in attesa che tocchi a te, senti i recruiter dire "sì, ma torni più avanti che persone con la triennale non sono previste nei nostri piani d'assunzione", e questa cosa, lasciatemelo dire, è piuttosto snervante, soprattutto per chi è pressato da una ricerca impellente di lavoro, e nelle 7 ore in cui si svolge si rischia di passare la maggior parte del tempo come nelle peggiori fiere rionali, soprattutto senza quagliare un granché in termini di "CV consegnato".
Nella mia lunga esperienza di Career Day (ho presenziato ad almeno 3-4 edizioni, non consecutive), ho visto cambiare tante cose, a partire dalle aziende partecipanti, alla struttura delle presentazioni, ai recruiter presenti (a volte, persone conosciute...) e via discorrendo, ma ho riscontrato un valore comune, e cioé i tipi di recruiter che sono presenti che si distribuiscono più o meno uniformemente secondo queste percentuali e caratteristiche:
a) GLI INUTILI: Sono circa il 15-20 (a volte 30) % delle aziende presenti, e tra loro sono presenti grossi nomi (non me ne vedrete fare nemmeno uno, state tranquilli...) il che, a volte, li rende insospettabili e micidiali come un falso prataiolo (il fungo velenoso, sì, proprio quello...). Ti avvicini, quatto quatto, e si dividono in due sottocategorie: gli inutili cosmici, quelli che "non abbiamo nessuna posizione aperta", e tu ti domandi per quale motivo dimentichi sempre a casa in queste occasioni il sano vecchio bazooka modello guerra del golfo per buttare giù l'intero stand in modalità Rambo; gli inutili truffaldini, cioè quelli che, per esempio, ti propongono un fantastico "graduate programme", minchiacheffigata, salvo poi comprendere (quando l'hai già iniziato, certo mica prima, che qualche mese lo passerai a rimpolpare le file dei centralinisti della suddetta azienda, sai fare telemarketing è sfidante...).
b) QUELLI CHE... TE LO DO IO LO STAGE!: Sono la maggioranza delle aziende, tra il 60 e il 70 % degli standisti, oserebbe dire qualcuno per fortuna, che hanno almeno una posizione aperta ma che anch'essi racchiudono almeno due sottocategorie, ed in un certo senso sanno essere persino più truffaldini di quelli sopra perché o sono maramaionchini, ovvero hanno sì stage ma, guarda caso, il tuo profilo non è quasi mai in linea con le loro richieste, per esempio perché ti sei laureato da più di 12 mesi e loro, francamente, se ne sbattono della legge che consentirebbe di fare stage anche dopo l'anno solare dalla laurea perché "siamo molto fiscali" (personalmente vi ritengo solo molto stronzi) o sono candidatisulsito, che la categoria già è sufficiente per capire di chi stiamo parlando, ovvero di gente che ha questo gusto sadico nell'accumulare CV di persone provenienti da 3000 università diverse (se poteste confrontare le offerte sui portali di lavoro delle università capireste di cosa sto parlando), che prima o poi vi richiamiamo (se, ciao! soprattutto nelle aziende produttive...).
c) VORREI MA NON POSSO... Questa categoria esiste solo se avete avuto, come me, già alcune esperienze di stage, ma non siete stati confermati per assenza di budget (questa la scusa più comune, e di scusa si tratta, non storcete il naso) e poi, miracolosamente, ve li ritrovate al Career Day, a mostrare quant'è figa l'azienda in questione, che brand fantasmagorico, che posizioni eccezionali!!! Voi vi sentite dentro un misto tra la sensazione di un "tradimento amoroso scoperto in diretta tv" e l'istinto omicida di William Foster in "Una giornata di ordinaria follia", vi avvicinate, vomitate il vostro livore in faccia alla recruiter (nel frattempo rientrata da una maternità provvidenziale) che, in evidente stato di colpa/imbarazzo, prima cerca di addolcirvi la pillola (ci sono molte variabili, blabla sui budget, ma tu sai in che situazione siamo?), poi scappa vistosamente passando la palla al giovane sostituto di maternità, guarda caso, confermato più o meno nello stesso periodo in cui voi siete usciti. Credetemi, in caso viviate una situazione del genere, non siate accondiscendenti e dite TUTTO quello che pensate che occasioni simili nella vita non capitano spesso.
Ecco cos'è il degrado morale di cui parlo, le bugie in un ambiente di lavoro, l'ipocrisia, tutta una serie di difetti che, quelli sì, stanno veramente demolendo il mondo economico. Non c'è sviluppo economico senza moralità di presunti esperti di "Risorse Umane", né di colleghi che hanno più piacere a lamentarsi di essere pieni di lavoro che fare ciò che dovrebbero, cioè battersi per farvi rimanere in una posizione, magari incrociando le braccia PER VOI. D'altronde, la storia del S. Raffaele insegna. Prima non si rinuncia a un 10% di stipendio, poi ci si lamenta perché i licenziamenti sono avvenuti "a random", tagliando teste dove necessario e tutti "piangono". Non siate stupidamente menefreghisti ed egoisti, ora come ora è necessario lottare per tutti, nessuno escluso. Se lottate per tutti, forse, un giorno, vi renderete conto che le prime persone che avete salvato siete voi stessi.
Prima di tutto vennero a prendere gli zingari. E fui contento perché rubacchiavano. Poi vennero a prendere gli ebrei. E stetti zitto, perché mi stavano antipatici. Poi vennero a prendere gli omosessuali, e fui sollevato, perché mi erano fastidiosi. Poi vennero a prendere i comunisti, ed io non dissi niente, perché non ero comunista. Poi vennero a prendere me, e non c'era rimasto nessuno a protestare.
Martin Niemoller