venerdì 10 maggio 2013

Milano, il lavoro e qualcos'altro REPRISE...

Mi trovo, dopo qualche mese, a riscrivere di nuovo di lavoro, di questa chimera, pressoché inesistente ma come il mostro mitologico drammaticamente sfaccettata, a cui si affacciano ragazzi (principalmente, ma non esclusivamente) di ogni estrazione sociale, titolo di studio (dalle licenze medie inferiori, ai pluri-laureati), con un minimo comune denominatore: la precarietà.

Ogni volta sono portato a riflettere sulle mie esperienze, a ragionare di quali siano le reali ragioni per cui tutto sta, metaforicamente ma non troppo, andando a puttane. Ho maturato una riflessione, su cosa stia minando il sistema economico, ed ho trovato la ragione in una morale sempre più scadente, aderente a quel principio di spersonalizzazione dell'essere umano, prima che del lavoratore.

Vi racconto un evento vissuto qualche giorno fa in prima persona. Martedì 7 Maggio, l'Università che ho frequentato per 5 anni ha, come di consueto, organizzato il suo Career Day, una specie di evento che si tiene due volte l'anno, in cui le aziende si mettono dietro un bancone modalità Fiera del Gusto, e danno a ragazzi affamati di "esperienze lavorative" (che tali non sono, visto che la legge è chiara quando dice che lo stage NON è un'esperienza lavorativa), che fanno chilometriche file dietro gli stand, indicazioni su "posizioni aperte", che tali non sono per i motivi di cui sopra. Comunque. All'interno di questa fiera sarebbe ragionevole consentire l'ingresso solo a laureandi di specialistica, o laureati, se non altro perché le aziende già fanno fatica a tenere posizioni per gente "così formata" (sono ironico, ovviamente!), figurarsi se esistono posizioni per triennalisti, magari ancora al primo/secondo anno. Capita, quindi, spesso e volentieri, di fare un'ora di fila e mentre sei in attesa che tocchi a te, senti i recruiter  dire "sì, ma torni più avanti che persone con la triennale non sono previste nei nostri piani d'assunzione", e questa cosa, lasciatemelo dire, è piuttosto snervante, soprattutto per chi è pressato da una ricerca impellente di lavoro, e nelle 7 ore in cui si svolge si rischia di passare la maggior parte del tempo come nelle peggiori fiere rionali, soprattutto senza quagliare un granché in termini di "CV consegnato".

Nella mia lunga esperienza di Career Day (ho presenziato ad almeno 3-4 edizioni, non consecutive), ho visto cambiare tante cose, a partire dalle aziende partecipanti, alla struttura delle presentazioni, ai recruiter presenti (a volte, persone conosciute...) e via discorrendo, ma ho riscontrato un valore comune, e cioé i tipi di recruiter che sono presenti che si distribuiscono più o meno uniformemente secondo queste percentuali e caratteristiche:

a) GLI INUTILI: Sono circa il 15-20 (a volte 30) % delle aziende presenti, e tra loro sono presenti grossi nomi (non me ne vedrete fare nemmeno uno, state tranquilli...) il che, a volte, li rende insospettabili e micidiali come un falso prataiolo (il fungo velenoso, sì, proprio quello...). Ti avvicini, quatto quatto, e si dividono in due sottocategorie: gli inutili cosmici, quelli che "non abbiamo nessuna posizione aperta", e tu ti domandi per quale motivo dimentichi sempre a casa in queste occasioni il sano vecchio bazooka modello guerra del golfo per buttare giù l'intero stand in modalità Rambo; gli inutili truffaldini, cioè quelli che, per esempio, ti propongono un fantastico "graduate programme", minchiacheffigata, salvo poi comprendere (quando l'hai già iniziato, certo mica prima, che qualche mese lo passerai a rimpolpare le file dei centralinisti della suddetta azienda, sai fare telemarketing è sfidante...).

b) QUELLI CHE... TE LO DO IO LO STAGE!: Sono la maggioranza delle aziende, tra il 60 e il 70 % degli standisti, oserebbe dire qualcuno per fortuna, che hanno almeno una posizione aperta ma che anch'essi racchiudono almeno due sottocategorie, ed in un certo senso sanno essere persino più truffaldini di quelli sopra perché o sono maramaionchini, ovvero hanno sì stage ma, guarda caso, il tuo profilo non è quasi mai in linea con le loro richieste, per esempio perché ti sei laureato da più di 12 mesi e loro, francamente, se ne sbattono della legge che consentirebbe di fare stage anche dopo l'anno solare dalla laurea perché "siamo molto fiscali" (personalmente vi ritengo solo molto stronzi) o sono candidatisulsito, che la categoria già è sufficiente per capire di chi stiamo parlando, ovvero di gente che ha questo gusto sadico nell'accumulare CV di persone provenienti da 3000 università diverse (se poteste confrontare le offerte sui portali di lavoro delle università capireste di cosa sto parlando), che prima o poi vi richiamiamo (se, ciao! soprattutto nelle aziende produttive...).

c) VORREI MA NON POSSO... Questa categoria esiste solo se avete avuto, come me, già alcune esperienze di stage, ma non siete stati confermati per assenza di budget (questa la scusa più comune, e di scusa si tratta, non storcete il naso) e poi, miracolosamente, ve li ritrovate al Career Day, a mostrare quant'è figa l'azienda in questione, che brand fantasmagorico, che posizioni eccezionali!!! Voi vi sentite dentro un misto tra la sensazione di un "tradimento amoroso scoperto in diretta tv" e l'istinto omicida di William Foster in "Una giornata di ordinaria follia", vi avvicinate, vomitate il vostro livore in faccia alla recruiter (nel frattempo rientrata da una maternità provvidenziale) che, in evidente stato di colpa/imbarazzo, prima cerca di addolcirvi la pillola (ci sono molte variabili, blabla sui budget, ma tu sai in che situazione siamo?), poi scappa vistosamente passando la palla al giovane sostituto di maternità, guarda caso, confermato più o meno nello stesso periodo in cui voi siete usciti. Credetemi, in caso viviate una situazione del genere, non siate accondiscendenti e dite TUTTO quello che pensate che occasioni simili nella vita non capitano spesso.

Ecco cos'è il degrado morale di cui parlo, le bugie in un ambiente di lavoro, l'ipocrisia, tutta una serie di difetti che, quelli sì, stanno veramente demolendo il mondo economico. Non c'è sviluppo economico senza moralità di presunti esperti di "Risorse Umane", né di colleghi che hanno più piacere a lamentarsi di essere pieni di lavoro che fare ciò che dovrebbero, cioè battersi per farvi rimanere in una posizione, magari incrociando le braccia PER VOI.  D'altronde, la storia del S. Raffaele insegna. Prima non si rinuncia a un 10% di stipendio, poi ci si lamenta perché i licenziamenti sono avvenuti "a random", tagliando teste dove necessario e tutti "piangono". Non siate stupidamente menefreghisti ed egoisti, ora come ora è necessario lottare per tutti, nessuno escluso. Se lottate per tutti, forse, un giorno, vi renderete conto che le prime persone che avete salvato siete voi stessi.

Prima di tutto vennero a prendere gli zingari. E fui contento perché rubacchiavano. Poi vennero a prendere gli ebrei. E stetti zitto, perché mi stavano antipatici. Poi vennero a prendere gli omosessuali, e fui sollevato, perché mi erano fastidiosi. Poi vennero a prendere i comunisti, ed io non dissi niente, perché non ero comunista. Poi vennero a prendere me, e non c'era rimasto nessuno a protestare. 
Martin Niemoller

lunedì 22 aprile 2013

¡No pasarán!, slogan e uno spunto...


Dopo molto tempo, un post cestinato sul momento della pubblicazione, mille avventure e nessuna, ricomincio a scrivere su questo diarietto virtuale, dopo aver per caso messo gli occhi sulla pagina Wiki di Rafael Sebastián Guillén Vicente, il probabile alias "umano" dell'ideale, e meglio conosciuto, Subcomandante Marcos. 

Un essere umano, degno di essere definito tale, un combattente, un capo che si fa chiamare sub, sotto, al di sotto della volontà popolare, quella suprema, ideale, pura, perfetta, la vera legge. Mi si chiederà, quindi, se sono "comunista"... Volendo però lasciarvi nel dubbio, ed evitando di uscire dal tracciato segnato dal titolo, mi trovavo a ragionare su questi slogan da battaglia, su "¡No pasarán!", appunto, e su tutto quello che ruota intorno al nostro parlare per frasi fatte, per slogan, metafore ed altre figure retoriche a noi care per identificare concetti di comune pensiero. 

Ecco quindi che "non ci sono più le mezze stagioni", mentre "piove, governo ladro", i "grillini" di qua, e via discorrendo, in un vortice da cui non riusciamo più ad uscire, non riusciamo più a scoprire i veri significati delle parole, abbiamo sedimentato i significati fino al punto che scavando come matti non riusciamo più a raccapezzarci delle origini, un po' come abbiamo fatto con noi stessi, accondiscendenti di chiunque potesse pestarci per un pezzetto, un granello, e si sa "gutta cavat lapidem", e se lo dico io col mio cognome, potete ben crederci.

Tutta questa premessa, per ragionare su uno spunto...

Chi saremmo senza il sedimentarsi delle culture, delle parole, dei sentimenti, delle volontà, di ciò che siamo, o vorremmo essere, senza alcun rimorso o pensiero o presunzione, liberi soltanto di sederci a terra aspettando la pioggia?

domenica 17 marzo 2013

ah ehm...sì, di politica, e qualcos'altro...

Ok, lo ammetto...ci ho messo un bel po' prima di scrivere il titolo, invece che il resto del testo, forse perché in realtà il titolo non centra nulla e v'ho gabbati, forse perché dopotutto qualcosa centra, ma vi toccherà arrivare in fondo al testo per capire.

Ho passato due giorni a Roma (per essere precisi ne ho passato non molto più di uno, se considerate circa 12 ore di autostrada), per un partita interuniversitaria di rugby, in cui ho svolto il ruolo di "allenatore". Ruolo, insomma, abbastanza esautorato già a livelli alti (anche dai vertici federali, non mi nascondo dietro un dito a dire che il sistema fa "schifino", la verità è che fa cagare ma diciamolo sottovoce che s'è vinto con l'Irlanda), tanto che cambiamo allenatore mediamente ogni 4 anni, e appena dopo i mondiali...vabè, insomma la mia "esautorazione" non è stata da meno, ma solitamente a fare queste cose c'è sempre il lato positivo che in ogni caso ti piacciono talmente tanto che pur in un ruolo "marginale", comunque le apprezzi nel loro spirito di godimento. Alla fine, non importa nemmeno tanto se pur con quella "carica" e con tutti gli urli che butti alla squadra, lo sforzo di fare "tutto" per loro dal procurargli l'acqua ai conetti per calciare e via discorrendo, a prendersi onore e gloria sul prato dell'Olimpico ci va il capitano, rosichi certo, ma più per aver perso di 3 punti dopo una punizione alla fine della partita che altro (ti stai pur sempre godendo una giornata di primavera romana, mica da ridere visti gli altri anni...). La sensazione che ti rimane però è negativa comunque, e ancora non capisci perché. Poi capisci, ti incazzi, urli, strepiti, bestemmi. Ma la verità rimane una sola, inequivocabile. Non la scrivo, perché l'ho maturata da sola e se vi piace, arrivateci da soli, ma consideratevi in una situazione simile, come aiuto a riflettere su come funziona la vita. Direte voi, e la politica? Beh, la politica è esattamente questo insegnamento, quella sensazione negativa che vi sentite addosso pur quando dibattete di cose che ritenete serie, pur quando fate le cose per bene e qualcuno si mangia l'orticello dei sorrisi di tutti, e voi, dentro, state nascondendo un amaro pensiero. Poi uno si chiede di Beppe Grillo (che chi mi conosce sa che non ho come punto di riferimento questa persona ma...), delle braccia tese di un cretino 21 enne che viene radiato dalla federazione greca per questa inusuale "esultanza"...
Ci stiamo mangiando l'esistenza, e dibattiamo di cazzate, scusate il termine, siamo felici e nel frattempo ci rimane dentro amarezza ed incertezza.

TU COME TI VEDI TRA 20 ANNI? (colloqui, domande tipiche... riusciremo mai ad essere originali come dovremmo?)


Vostro
A





venerdì 1 marzo 2013

Black Music mentre scrivo...

Era tanto che non scrivevo righe insensate con un sottofondo di questo tipo...

Intanto perché, spesso e volentieri, mi reputo (a torto, secondo qualche purista) un metallaro duro e puro, solo che sono talmente inondato di una temperie mescolativa di generi che alla fine di duro e puro è rimasto solo il mio innato senso di andare alla scoperta di musica nuova e che mi solletichi le corde giuste.
Poi perché, la mia infanzia/adolescenza è stata molto black, street, profondamente hip hop, non tanto in qualcosa di predefinito (break dance, street art, rap cantato e via discorrendo), ma perché ho sempre amato respirare a pieno la strada, non in senso negativo. Non sono un gangster o uno convinto che dal solo dolore possa nascere arte, e soprattutto nella battaglia tra Big e Shakur non ho mai tifato per nessuno, se non per la musica...

Così tra Hypnotize e Ghetto Gospel, l'unica cosa che mi interessava era stare bene, così come ancora oggi l'unica cosa importante, qualunque cosa faccia, è essere soddisfatto e poter dire di aver agito per stare bene. Dopotutto, se così non fosse l'unica cosa su cui potremmo ragionare sarebbe solo sul dolore, che pur non assente dalla vita di nessuno, posso dire di aver abbastanza tenuto a bada da almeno un anno a questa parte.

E non potrei stare meglio, credetemi...

Buona Vita

A

domenica 24 febbraio 2013

Milano, il lavoro, e qualcos'altro...

Direte voi...pure alla Domenica (sia pur serale) uno deve parlare di lavoro?

Ebbene, nonostante abbiate ragione, forse solo alla Domenica, dopo essersi fatti la barba per la giornata successiva, il maledetto Lunedì, riesco a riflettere sul posto in cui abito (Milano, per l'appunto...), e sulla mia situazione lavorativa. Peraltro tutto nasce da una conversazione con un'amica di Università, poi collega in un'azienda di bevande gassate, con cui ho avuto modo di parlare. 

E' vero. Vi manca un pezzetto. Allora andiamo con ordine.
Il 9 Maggio 2012 lascio una grande azienda editoriale di Milano (dopo 4 mesi di stage, alla paga media di circa 500 euro al mese), per passare alla suddetta ditta di bevande gassate, con la rassicurazione, da parte dei selezionatori (una delle risorse umana, 27/28 enne, incinta credo al 5°/6° mese più il responsabile della funzione di flotta Aziendale, Parco Auto ecc.), che il posto che ricoprivo non era una sostituzione (la precedente stagiaire aveva lasciato soltanto perché "doveva laurearsi") ma che si prospettava, anche in caso di budget limitato per la funzione (Acquisti, per dovere di cronaca, ovvero la funzione aziendale che in media ha le più basse disponibilità nel mantenere gli stagisti, ma questo lo avrei scoperto dopo...) la possibilità di rimanere in azienda, secondo la classica Job Rotation, termine di cui si abusa ormai in ogni contesto, probabilmente con il significato che dev'essere di certo più dolce essere schiavi, ma in posizioni (il termine rende il concetto, no?) diverse. Ma non divaghiamo. Veniamo al punto. 3 Settimane circa dopo il mio ingresso in questa posizione come "Fleet Manager Assistant", un supporto generico alle problematiche tipiche della gestione di flotta, il suddetto responsabile lascia l'azienda dopo 23 anni, ma alla fine tu rimani, dai che figo! Roba figa nella realtà del lavoro??? Poca, ma se non altro ti confronti in grande, e poi c'è lei, la Job Rotation, vuoi mettere? Cosa succede alla fine dei sei mesi (questo canone aristotelico della durata della tua schiavitù, probabilmente prorogabile per altri sei e poi ti levi dalle palle!)? La risorsa umana in questione di cui sopra è intenta a godersi le sane sedute di riposo post-parto e tu rimani con un paio di mosche in mano, perché il sostituto ti fa sapere che non esistono Exit Interview, occasione in cui tu povero stronzo dovresti poter esprimere un parere sulla tua esperienza e che, a te che hai un dente talmente avvelenato che un cobra avrebbe paura solo a fissarti negli occhi, nonostante tu abbia visto TUTTI (ivi compreso, il suddetto simpatico ex-responsabile) fare questa bella chiacchierata. Invece niente, non è prevista e tu mastichi amaro perché la Job Rotation in questo caso non è girata,l'unica cosa che gira sono le palle modalità "mulino a Trieste nei giorni della bora", ma per fortuna hai trovato un altro stage in un'azienda solida (parole della simpatica tipa che attiva gli stage in Bocconi, l'università supermarket in cui mi sono laureato e a cui dedicherò un altro post prima o poi, un'altra categoria di essere umano che meriterebbe uno studio dal padre della psicanalisi), una delle poche, pensa che culo. Nella realtà, ti ritrovi a uno stipendio netto inferiore (600 + mensa dell'azienda gassosa, contro i 697,29 della nuova azienda senza mensa e mangiare in Garibaldi un piatto di pasta costa ad andar bene 5 euro) ma non ci pensi, sei speranzoso. Finché non arriva Domenica, e ti fermi a pensare, ti fermi a pensare alla dignità che hai perso dopo che finito questo stage arriverai a 23 mesi complessivi di tirocinio senza aver mai ricevuto più di 700 euro di stipendio, senza un contributo versato a 27 anni quasi d'età (e figurati che ti sei pure laureato in tempo, pensa se eri un perditempo come questa classe di sfaticati grattapalle di fuori corso a vita, questi immigratichecirubbanoillavoro) (la precedente era solo ironia, eh...) e che ti fai ancora in 4 per pagare se non altro le spese dello stare a Milano (affitto, mutuo??? aahahahahahahah). Eccola Milano, la città del lavoro, la città delle opportunità, l'America denoantri. Sapete cos'è Milano per me? Una città che vive di rendita, come chi  la vanta come la capitale della finanza (specialmente quella che dovrebbe vigilare sulle dichiarazioni dei redditi dei professionisti, che dichiarano meno di un professore di scuola superiore, altra vena ironica), del lavoro (sì, quello di ragazzi di 25-26-27 anni, senza futuro senza appartenenza, lontani da casa, fantasmi che attaccano la mattina alle 9 e staccano alle 19, ad andare bene), della certezza. Ecco, io di una cosa sola sono certo. Non voglio morire qui, di certo, ma ancor più certamente non ci rimarrò ancora a lungo.

Buonanotte

A

P.s.: l'azienda solida di cui sopra, da promesse delle risorse umane fa stage di sei mesi più sei di progetto. Fino ad oggi, tutti i progetti scadenti sono stati prorogati perché "nel primo semestre non si assume". Fatevi i vostri conti.

sabato 23 febbraio 2013

Un altro insulso blog sul niente...

Quando crei un blog, a volte, ma solo a volte, capita che ti dimentichi di averlo...
Capita, ma il senso di questo piccolo ammasso di bit, pixel ed altro, vuol essere estemporaneo e temporaneo nello stesso momento...

Vuol essere temporaneo per chi, persona che come me condivide sofferenza, gioie, ansie, lutti, preoccupazioni, ha necessità di un "Inn" dove riposare le ossa (virtualmente) e fare due chiacchiere.

Vuol essere estemporaneo per chi vuole insultarmi (siete i benvenuti, ça va sans dire), in una parentesi di pietre virtuali affilate, ma "colpitemibenechesemirialzosonocazzivostri"...

Ironie (del caso e della sorte) a parte, in questo post scriverò spesso (me lo auguro tutte le volte ma credo che stavolta me lo stia imponendo con un po' più di forza), e ancor più spesso ciò che scriverò non vi piacerà. Non per puro gusto estetico da scribacchini, ma perché quello che scrivo disturba lo stomaco (se non altro provo ad augurarmelo).
Ah sì. Prima di provare il gusto autorevole di chiudere questo post vi do un piccolo manuale che dovete sempre avere presente quando leggete queste righe.

1)quando scrivo in font corsivo vuol dire che quel pensiero/elucubrazione/cazzata la sto pensando nell'esatto istante in cui la scrivo. Questo perché pur nella remota possibilità che io dica castronerie (che cagata di espressione, chi sarà mai stato 'sto "castrone"?) dev'essere chiaro che il mio pensiero è pur sempre tale, quindi non rispetta né la grammatica, né le gerarchie ecclesiastiche, né qualsivoglia altra regola.

2)può capitare, a volte, che vi sentiate offesi nei vostri sentimenti (religiosi, affettivi, politici, sociali). Quando ciò accada ricordate cosa dice Caparezza nella sua canzone "Il secondo secondo me". (e se non sei d'accordo mi dispiace per te!!!).

3)vi chiederete, e se non ve lo chiedete ve lo chiedo io, perché questo blog si chiama LaBombaAtomicaSiamoNoi... la risposta, ben semplice e chiara, potrà essere estrapolata da questa citazione importante de Il giovane Holden di Salinger. "Ad ogni modo, sono quasi contento che abbiano inventato la bomba atomica. Se c'è un'altra guerra, vado a sedermici sopra, accidenti. E ci vado volontario, lo giuro su Dio". Che vuol dire? Vuol dire che noi, forse, siamo la Bomba Atomica, ovvero siamo ciò che distruggerà questo pianeta, se non altro con l'odio e l'indifferenza che stiamo seminando.

A presto...

A















P.s.: cercami in giro, e se non mi trovi...